www.vinocibo.it- di Nicola Tamburrino
Per
molti secoli la coltivazione della vite si è concentrata in Italia, in
Francia e in altri territori europei molto più limitati. Attualmente il
vignetmondiale copre quasi 8 milioni di ettari, dei quali più del 60%
si trovano
in Europa. Dagli anni 50 si è assistito ad un notevole incremento della
viticoltura in molte parti del mondo, ma dagli anni 80 c è stata un
inversione di tendenza, soprattutto in Italia e in Francia, con una
produzione che in questi paesi si attesta attorno ai 50 milioni di
hl/anno, a fronte di quella mondiale di circa 260 milioni. Questo trend
viene confermato anche dalle ultime vendemmie. In Italia, per esempio,
al giro di boa del terzo millennio, gli oltre 800.000 ettari di vigneto
hanno dato grappoli per la produzione di circa 54 milioni di hl di vino,
scesi a poco più di 46 milioni nel 2003. Su questi risultati ha inciso
il particolare andamento stagionale degli ultimi anni, ma ha giocato un
ruolo fondamentale anche l orientamento verso una minor produzione a
vantaggio di un livello qualitativo più elevato. In alcuni paesi
extraeuropei, inseriti abbastanza recentemente nel mondo del vino, i
dati indicano un aumento della produzione, soprattutto in seguito ad un
ampliamento della superficie vitata.
Veneto,
Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo, Piemonte e Toscana sono le regioni che
guidano la classifica della produzione italiana, ma in tutte ci sono
zone con le proprie peculiarità vitivinicole, spesso piccole realtà
fortemente condizionate da terreni abbarbicati su pendii scoscesi e
difficili da coltivare, a volte anche da una politica produttiva per lo
meno discutibile.
L'aumento
della richiesta di vino di qualità da parte di un pubblico competente
ed esigente, sempre più spesso in grado di valutare la coerenza del
rapporto qualità/prezzo di ciò che gli viene offerto, rende ancora più
impegnative le decisioni da prendere in vigna. La scelta del
portainnesto e del vitigno in funzione delle caratteristiche
pedoclimatiche, il sistema di allevamento e le tecniche colturali da
applicare, il momento della raccolta dei grappoli, sono fattori decisivi
per il risultato finale. Anche se - e forse questo che rende il vino un
prodotto così affascinante - ogni vendemmia è un caso a sé. E sole e
vento, piogge e gelo, spesso, dicono la loro in modo determinante.
LA VITIS VINIFERA
Le
prime viti selvatiche di Vitis silvestris popolavano la terra 60
milioni di anni fa, mentre quelle di Vitis vinifera, l’attuale vite da
vino conosciuta come vite europea nonostante l’origine sud-asiatica,
fecero la loro prima comparsa molto più tardi, probabilmente intorno a
un milione di anni fa, come testimoniano alcuni fossili ritrovati nel
travertino di S. Vivaldo in Toscana. In origine la Vitis silvestris era
diffusa in molte zone della terra, ma i fenomeni di glaciazione ne
ridussero l’estensione, limitata alle aree più miti del bacino del
mediterraneo e dell’Asia minore; solamente il successivo riscaldamento
del pianeta ha reso possibile la loro crescita anche in aree decisamente
più settentrionali. In alcuni territori euroasiatici la coltivazione
della vite per produrre vino si fa risalire ad epoche piuttosto recenti,
intorno al 5000 a.C., ma le prime viti coltivate ad alberello
arrivarono in Italia intorno al 2000 a.C. Non solo il freddo è stato
nemico acerrimo della vite. Il destino della Vitis vinifera ha dovuto
lottare contro mille avversità, tra le quali, tra la metà e la fine
dell’800, l’attacco dell’oidio, insetto parassita giunto dall’America,
che colpì particolarmente il vigneto francese e lo ridusse del 90%.
Ancora più terribile fu quello della fillossera, fungo parassita
dell’apparato radicale della vite, che ha distrutto l’85% del patrimonio
viticolo europeo. Solo nei primi del novecento, con l’innesto delle
viti europee su apparati radicati di origine americana resistenti alla
fillossera, è stato possibile ricostruire il vigneto del vecchio
continente, anche se numerosi vitigni non sono stati più recuperati.
Poiché il problema della fillossera non è stato risolto in modo
definitivo, per evitare la ripetizione di simili disastri si continua a
ricorrere a questo sistema, utilizzando piedi di origine americana.
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