venerdì 4 aprile 2014

La Vite - La Vitis vinifera

 www.vinocibo.it- di Nicola Tamburrino
Per molti secoli la coltivazione della vite si è concentrata in Italia, in Francia e in altri territori europei molto più limitati. Attualmente il vignetmondiale copre quasi 8 milioni di ettari, dei quali più del 60% si trovano
in Europa. Dagli anni 50 si è assistito ad un notevole incremento della viticoltura in molte parti del mondo, ma dagli anni 80 c è stata un inversione di tendenza, soprattutto in Italia e in Francia, con una produzione che in questi paesi si attesta attorno ai 50 milioni di hl/anno, a fronte di quella mondiale di circa 260 milioni. Questo trend viene confermato anche dalle ultime vendemmie. In Italia, per esempio, al giro di boa del terzo millennio, gli oltre 800.000 ettari di vigneto hanno dato grappoli per la produzione di circa 54 milioni di hl di vino, scesi a poco più di 46 milioni nel 2003. Su questi risultati ha inciso il particolare andamento stagionale degli ultimi anni, ma ha giocato un ruolo fondamentale anche l orientamento verso una minor produzione a vantaggio di un livello qualitativo più elevato. In alcuni paesi extraeuropei, inseriti abbastanza recentemente nel mondo del vino, i dati indicano un aumento della produzione, soprattutto in seguito ad un ampliamento della superficie vitata.
Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo, Piemonte e Toscana sono le regioni che guidano la classifica della produzione italiana, ma in tutte ci sono zone con le proprie peculiarità vitivinicole, spesso piccole realtà fortemente condizionate da terreni abbarbicati su pendii scoscesi e difficili da coltivare, a volte anche da una politica produttiva per lo meno discutibile.

la produzione del vino in alcuni paesi del mondo
L'aumento della richiesta di vino di qualità da parte di un pubblico competente ed esigente, sempre più spesso in grado di valutare la coerenza del rapporto qualità/prezzo di ciò che gli viene offerto, rende ancora più impegnative le decisioni da prendere in vigna. La scelta del portainnesto e del vitigno in funzione delle caratteristiche pedoclimatiche, il sistema di allevamento e le tecniche colturali da applicare, il momento della raccolta dei grappoli, sono fattori decisivi per il risultato finale. Anche se - e forse questo che rende il vino un prodotto così affascinante - ogni vendemmia è un caso a sé. E sole e vento, piogge e gelo, spesso, dicono la loro in modo determinante.

LA VITIS VINIFERA
Le prime viti selvatiche di Vitis silvestris popolavano la terra 60 milioni di anni fa, mentre quelle di Vitis vinifera, l’attuale vite da vino conosciuta come vite europea nonostante l’origine sud-asiatica, fecero la loro prima comparsa molto più tardi, probabilmente intorno a un milione di anni fa, come testimoniano alcuni fossili ritrovati nel travertino di S. Vivaldo in Toscana. In origine la Vitis silvestris era diffusa in molte zone della terra, ma i fenomeni di glaciazione ne ridussero l’estensione, limitata alle aree più miti del bacino del mediterraneo e dell’Asia minore; solamente il successivo riscaldamento del pianeta ha reso possibile la loro crescita anche in aree decisamente più settentrionali. In alcuni territori euroasiatici la coltivazione della vite per produrre vino si fa risalire ad epoche piuttosto recenti, intorno al 5000 a.C., ma le prime viti coltivate ad alberello arrivarono in Italia intorno al 2000 a.C. Non solo il freddo è stato nemico acerrimo della vite. Il destino della Vitis vinifera ha dovuto lottare contro mille avversità, tra le quali, tra la metà e la fine dell’800, l’attacco dell’oidio, insetto parassita giunto dall’America, che colpì particolarmente il vigneto francese e lo ridusse del 90%. Ancora più terribile fu quello della fillossera, fungo parassita dell’apparato radicale della vite, che ha distrutto l’85% del patrimonio viticolo europeo. Solo nei primi del novecento, con l’innesto delle viti europee su apparati radicati di origine americana resistenti alla fillossera, è stato possibile ricostruire il vigneto del vecchio continente, anche se numerosi vitigni non sono stati più recuperati. Poiché il problema della fillossera non è stato risolto in modo definitivo, per evitare la ripetizione di simili disastri si continua a ricorrere a questo sistema, utilizzando piedi di origine americana.

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