www.vinocibo.it - di Nicola Tamburrino
Il Terreno
La vite così esigente nei confronti delle condizioni climatiche, non richiede terreni fertili, ma al contrario predilige quelli piuttosto poveri, che si differenziano in base alla loro composizione e tessitura. Calcare, marne, scisti, argille e altre ancora sono le componenti più diffuse nei terreni destinati alla viticoltura. Il calcare, carbonato di calcio, entra in modo determinante nella maggior parte di essi, mentre la marna è costituita da una miscela di calcare ed argilla in pari qualità.
Terreni calcareo-marnosi conferiscono ai vini colori compatti e profondi, profumi intensi e variegati, buona struttura generale, ricchezza di alcol, bassa acidità, qualità fine e longevità.
Il terreno calcareo-arenaceo contiene sabbia in discreta percentuale e da vini molto equilibrati nelle componenti alcoliche e fenoliche, con profumi fini ma non sempre predisposti a lunghissimi invecchiamenti.
Il terreno marnoso ferruginoso e le terre rosse danno in genere vini di ottima qualità.
Il terreno tendenzialmente argilloso è più idoneo alla coltivazione di uve a bacca rossa, si ottengono vini con pigmentazioni molto intense, sensazioni olfattive complesse, ricchezza di alcol, morbidezza e longevità.
Il terreno calcareo argilloso presente nella maggior parte delle nostre regioni così come quelli dello champagne, permettono produzioni di grande qualità.
Il terreno in gneiss arricchisce i profumi dei vini bianchi di sfumature minerali comuni anche nei Riesling prodotti dalle viti che crescono nei terreni scistosi della Mosella; anche nei terreni ciottolosi e ghiaiosi del Médoc, con buona permeabilità e capacità di trattenere durante il giorno il calore del sole e di cederlo ai grappoli durante la notte, si ottengono grandi risultati.In Australia le caratteristiche terre rosse del Coonawarra danno ai vini ottenuti da cabernet sauvignon e syrah le tipiche sfumature di mentolo e colori intensi e compatti. I terreni sabbiosi non garantiscono in genere la produzione di uve in grado di dare vini ricchi di colore e struttura, quindi sono vini da bersi giovani.Terreni componente acida donano ai vini colori poco intensi ma vivaci, discrete sensazioni olfattive e buona freschezza, ma in genere sono leggeri di alcol e con struttura piuttosto debole
Composizione del terreno
La tessitura (o granulometria) del terreno consiste nella composizione percentuale di sabbia, limo ed argilla.
Le particelle il cui diametro superano i 2 mm, costituiscono lo "scheletro" del terreno; agronomicamente è una frazione senza importanza, ma può essere di ostacolo ai mezzi meccanici se costituita da ciottoli o pietre.
La rimanente frazione, quella con diametro inferiore a 2 mm, si chiama "terra fine" ed è a sua volta suddivisibile in:
sabbia: è data da particelle con diametro compreso fra 2 e 0,02 mm;
limo: è dato da particene con diametro compreso fra 0,02 e 0,002 mm;
argilla: è data da particene con diametro inferiore a 2/1000 di mm.
La sabbia ha solo un'azione meccanica, costituendo l'intelaiatura attorno alla quale sì dispongono le particelle più piccole, rendendo più poroso il terreno.
L'argilla ha invece la capacità di assorbire l'acqua, pur permettendone un buon deflusso, e di cederla gradualmente alle radici delle piante. Trattiene, altresì, gli elementi concimanti, preservandoli dal dilavamento, con grande vantaggio per il nutrimento delle piante stesse.
Inoltre l'argilla conferisce compattezza e plasticità al terreno. Se è però troppo abbondante, il terreno diviene eccessivamente compatto ed impermeabile all'acqua ed all'aria, con danno per le radici ed i microorganismi del terreno stesso. Esistono molti tipi di argilla. non tutti ugualmente utili per il terreno.
Il limo ha caratteristiche intermedie fra la sabbia e l'argilla.
I terreni migliori dal punto di vista agronomico sono quelli contenenti il 50-70% di sabbia, il 30-50% di limo, il 10-25% di argilla
IL CLIMA
Pioggia e siccità, temporali e grandinate, condizionano ogni anno la produzione viticola alternando annate ricche e opulente ad altre con rese al di sotto delle aspettative. Il clima è quindi un altro dei fattori determinanti per la buona riuscita di una vendemmia nei confronti del quale la vite è molto esigente. Per limitare i danni dovuti alla grandine, si possono sistemare delle reti che riparano i filari, e in alcune zone si può ovviare a lunghi periodi siccitosi con interventi di irrigazione artificiale. Ma sugli effetti delle variazioni climatiche, l’uomo più di tanto non può fare. Per garantire buone caratteristiche di eleganza e qualità, le temperature devono essere temperate, né troppo elevate né troppo basse; le gelate, soprattutto quelle tardive primaverili, potrebbero compromettere lo sviluppo delle gemme. Tutto questo viene perfettamente riassunto nel termine di MICROCLIMA fattore fondamentale nel creare l’ambiente pedoclimatico di ogni piccola zona, nel quale intervengono anche la composizione chimica e la struttura fisico-microbiologica del terreno, che delineano il carattere specifico di ogni territorio.
Le Tecniche colturali
Se le condizioni naturali sono assolutamente fondamentali, l’intervento dell’uomo nella vigna può migliorare lo sviluppo della vite e la ricchezza delle uve, determinanti negli ultimi anni per un notevole incremento della qualità del vino. Vitigno e portainnesto, densità d’impianto e sistema di allevamento in funzione delle condizioni pedoclimatiche, potatura e periodo della vendemmia, sono solo alcune delle scelte che condizionano fortemente il risultato finale, un vino di qualità discreta, buona ,ottima o eccellente.
La densità dell’impianto: le tendenze più recenti mirano all’infittimento degli impianti, che porta il numero dei ceppi per ettaro fino a 6500-9000, al posto dei pi consueti 2500-3500, in media 4500-5500.
L’alta densità d’impianto non è tuttavia sufficiente, perché deve essere abbinata a una riduzione del numero di gemme per ceppo, quindi dei grappoli. Inoltre, la contemporanea applicazione dell’infittimento degli impianti e della drastica potatura delle gemme porta alla formazione di grappoli con acini più piccoli, nei quali aumenta il rapporto tra la superficie della buccia e il volume dell’acino, con una maggior ricchezza in polifenoli e sostanze aromatiche, che daranno vini più colorati e profumati.